L’intelligenza artificiale sta trasformando il modo in cui comunichiamo, lavoriamo e produciamo valore. Ma con le sue straordinarie potenzialità emergono anche nuovi rischi. Uno in particolare sta allarmando esperti e CEO di tutto il mondo: l’uso dell’AI per commettere frodi, attraverso la clonazione di voce, volto e identità.
Sam Altman, CEO di OpenAI, ha recentemente parlato apertamente del problema durante un intervento alla Federal Reserve. Secondo Altman, ci troviamo sull’orlo di una vera e propria “crisi globale delle frodi”, alimentata dalla capacità dell’intelligenza artificiale di impersonare esseri umani con una precisione senza precedenti. È una dichiarazione forte, ma supportata da fatti sempre più evidenti.
Il problema inizia laddove molte aziende si sentono ancora al sicuro: nei sistemi di autenticazione. Sono ancora numerose le realtà che si affidano alla voce o al volto per autorizzare operazioni critiche, ad esempio nei servizi bancari. Ma oggi questi strumenti sono facilmente aggirabili: l’AI è in grado di riprodurre fedelmente il timbro vocale o il volto di una persona partendo da pochissimi secondi di registrazione. Questo significa che un’identità può essere rubata digitalmente in modo credibile e devastante.
Clonazione Vocale
Le prime avvisaglie di questa nuova frontiera della truffa sono già visibili. Negli Stati Uniti, l’FBI ha denunciato un aumento di casi di “clonazione vocale” in cui genitori vengono contattati con la voce – in realtà generata da AI – del proprio figlio o figlia, in richieste di aiuto o di riscatto. Ma non si tratta solo di cittadini comuni: anche politici, funzionari e imprenditori sono stati recentemente presi di mira con tecniche di impersonificazione sofisticate. In alcuni casi, persino video e chiamate FaceTime falsificate sono state utilizzate per cercare di manipolare interlocutori istituzionali.
Altman ha parlato apertamente della necessità di affrontare il problema, spiegando che la tecnologia sta evolvendo troppo velocemente rispetto alla nostra capacità di difesa. Mentre OpenAI non sta sviluppando strumenti di clonazione vocale o facciale, lo scenario impone una riflessione seria su come proteggere l’identità digitale in un mondo in cui distinguere un umano da un algoritmo è sempre più difficile. Progetti come The Orb – un sistema pensato per certificare la “prova di umanità” – nascono proprio per rispondere a questa esigenza crescente.
QUALE STRATEGIA DIFENSIVA PER LE AZIENDE
Per le aziende, tutto ciò si traduce in una necessità strategica: ripensare la sicurezza a partire dall’identità. L’autenticazione biometrica da sola non è più sufficiente. Servono sistemi più robusti, integrati e dinamici, capaci di verificare la legittimità di accessi, transazioni e comunicazioni in contesti sempre più complessi. Non basta aggiornare i software: serve una cultura aziendale della sicurezza digitale, che parta dal top management e coinvolga ogni reparto.
La questione tocca anche la geopolitica. Altman ha espresso preoccupazione per l’eventualità che potenze straniere possano sviluppare superintelligenze prima che altri Paesi siano in grado di difendersi. Un attacco alla rete elettrica, alla sanità pubblica o a un’infrastruttura critica tramite AI non è più solo uno scenario da romanzo, ma una minaccia concreta. Le aziende che operano in settori sensibili – energia, trasporti, logistica, manifattura avanzata – devono iniziare a integrare il rischio AI nei propri modelli di gestione della sicurezza e della continuità operativa.
COSA SUCEDERA’ AL MONDO DEL LAVORO?
Il tema dell’AI tocca infine il lavoro. Cosa succederà ai posti di lavoro con la diffusione di strumenti sempre più autonomi e intelligenti? Altman non ha una risposta certa, e riconosce che nessuno è davvero in grado di prevedere l’impatto complessivo sul mercato. Alcuni ruoli scompariranno, altri nasceranno. Ma una cosa è chiara: la trasformazione sarà profonda, e le imprese che investiranno oggi nella formazione e nell’upskilling del proprio personale avranno un vantaggio competitivo nei prossimi anni.
Nel suo intervento, Altman ha affermato che forse tra cento anni non avremo più un’idea di “lavoro” come quella che conosciamo oggi. In un mondo dove l’AI fornisce tutti i beni e servizi necessari, potremmo inventare nuovi modi di impiegare il nostro tempo. È una visione futuristica, certo, ma utile a sottolineare quanto sia centrale il ruolo delle tecnologie intelligenti nello sviluppo economico e sociale dei prossimi decenni.
Le frodi AI non sono una minaccia futura: sono un rischio attuale, concreto, che richiede risposte immediate. I CEO devono guidare il cambiamento, mettendo la sicurezza digitale al centro delle proprie scelte strategiche. L’identità è il nuovo perimetro della cybersecurity. Proteggerla significa difendere la fiducia, i dati, e il futuro stesso dell’impresa.